Il miglior barman d’Italia 2025 arriva da Canicattì e si chiama Filippo Falzone
Classe 1980, Falzone ha conquistato il titolo nazionale di A.B.I. Professional firmando una tripletta che gli è valsa miglior cocktail, migliore tecnica e miglior finger food: un drink costruito su gin alle amarene Fabbri, Spumante Cà Bertaldo Extra Dry, Ratafià, succo di limone, Aria e velluto e un liquore all’alloro, accompagnato da un finger food pensato in perfetto abbinamento
di Nicholas Reitano
Redattore
Si chiama Filippo Falzone, è un classe 1980, arriva da Canicattì (Ag) e oggi è il miglior barman d’Italia. Al convegno nazionale A.B.I. Professional 2025 (Associazione italiana barman, presieduta da Bernardo Ferro) di Saint Vincent (Ao) ha fatto tripletta portandosi a casa praticamente tutti i premi possibili: miglior cocktail, migliore tecnica e miglior finger food. Un risultato che non si aspettava neppure lui: «Speravo di entrare nei primi dieci e sarei stato già felice. Tre premi… ancora non ci credo» racconta a Italia a Tavola con una spontaneità rara dopo una vittoria del genere.
Il cocktail e il finger food: cosa c’è dietro la tripletta
Dall’incredulità si passa subito al lavoro che c’è stato dietro, perché Falzone non parla mai di colpi di genio. Preferisce raccontare la costruzione lenta delle idee e gli ingredienti che sente propri. Il cocktail vincitore nasce così: un gin alle amarene Fabbri – «è secco, anche se molti pensano il contrario» -, con Spumante Bonaventura Maschio, Ratafià Fabbri, succo di limone, Aria e velluto Fabbri e un liquore all’alloro della Sutiras, piccola azienda di Sommatino (Cl), a circa 20 km da Canicattì, che per lui è un riferimento. «Per me è un prodotto d’eccellenza. Con quello avevo vinto anche il regionale» ricorda.

Filippo Falzone impegnato nella preparazione del cocktail
La stessa logica ha guidato anche la parte culinaria. «Per il finger food ho preparato delle mini-crostate di amarena e noci. Cercavo qualcosa che facesse da ponte con il drink, dove avevo usato l’alloro, e questo abbinamento funzionava bene» racconta Falzone. L’idea gli è venuta in maniera molto semplice: «Avevo assaggiato una crostata simile in pasticceria e mi era rimasta in mente. Ho provato a lavorarci sopra per vedere se poteva reggere anche accanto al cocktail. Le prove sono andate bene e l’ho portata in gara».
Giovani, formazione e un mestiere che cambia
Dai mezzi della vittoria, il discorso si allarga naturalmente ai più giovani, perché oggi – da numero uno d’Italia – Falzone si ritrova, volente o no, nella posizione di chi può fare da esempio. E i suoi consigli alle nuove generazioni vanno dritte al punto: «Servono umiltà e sacrificio. È lì che si costruisce tutto. Il resto arriva solo se c’è lavoro serio dietro». E quando gli si chiede come si arrivi fin dove è arrivato lui, Falzone non tira fuori la retorica del talento: «Sono anni di studio, di prove, di errori. E tanta formazione. Per me è imprescindibile: un barman deve aggiornarsi, capire quello che fa e saperlo spiegare. Se smetti di studiare, ti fermi».

Filippo Falzone mentre riceve il premio di miglior barman 2025
Una visione concreta, maturata anche fuori dalle competizioni. Falzone infatti non si limita al lavoro di banco: coordina servizi di bar catering, tiene corsi di formazione professionale, affianca chi apre un locale per costruire un’offerta più solida e, quando serve, gira “su chiamata” i bar della zona (su tutti il Piccadilly, che è da sempre e sarà per sempre «nel suo cuore»). È un mestiere che vive ogni giorno da più angolazioni e che gli permette di vedere da vicino come si muove davvero il settore. Per questo, quando parla di futuro professionale, il suo pensiero è netto: «La mixology oggi vive nella ristorazione. Restare confinati al beverage significa limitarsi. L’abbinamento tra cocktail e cibo è il terreno dove si cresce davvero, dove si impara qualcosa di nuovo».
A.B.I. Professional










