
C’era un tempo in cui il barman si nascondeva dietro il bancone, shaker in mano e poche parole. Oggi non più. La mixology italiana è uscita allo scoperto e si è presa la scena dell’ospitalità: conta l’identità del locale, la coerenza del brand, la capacità di raccontare un’esperienza, non solo di servire un drink.
A guidare questa rivoluzione è Bernardo Ferro, presidente di A.B.I. Professional, che al prossimo congresso nazionale di Saint-Vincent rilancia una visione chiara: «Il bartender deve essere un professionista completo, capace di parlare tutte le lingue del bar».

La figura del barman influisce molto su identità del locale, esperienza dell’ospite e coerenza del brand
«Tanta gente quando non sa cosa fare va a fare il barman e questo è un peccato perché va un pochino a rovinare quella che è la professionalità che i nostri maestri ci hanno insegnato», aggiunge Ferro, riflettendo sulla necessità di restituzione di valore alla categoria. Il bar non è più solo un servizio ma un’esperienza che guarda al “come” e al “perché” del bere, e l’associazione dei barman italiani interpreta questo cambiamento come un’opportunità di rilancio.
«Tanta gente quando non sa cosa fare va a fare il barman e questo è un peccato perché va un pochino a rovinare quella che è la professionalità che i nostri maestri ci hanno insegnato», aggiunge Ferro, riflettendo sulla necessità di restituzione di valore alla categoria. Il bar non è più solo un servizio ma un’esperienza che guarda al “come” e al “perché” del bere, e l’associazione dei barman italiani interpreta questo cambiamento come un’opportunità di rilancio.

Bernardo Ferro, presidente A.B.I. Professional
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